“Nel tempo di mezzo” di Marcello Fois

 

L’ultimo lavoro dello scrittore Marcello Fois, “Nel tempo di mezzo”, non è capitato tra le mie mani per caso ma per scelta. Per caso trovò la via di casa il suo  libro  “In Sardegna non c’è il mare”. Fu la lettura di quelle pagine a far sì che diventassi un’accanita e insaziabile ricercatrice-lettrice dei libri dello scrittore nuorese. Ancora oggi, quando non trovo nelle librerie, cerco su Internet, e da Bol o IBS ordino.

La mia  non è adolescenziale infatuazione … considerato il fatto che ho varie primavere sulle spalle ed ho letto abbastanza e di tutto. E’, semmai, desiderio, visti i tempi da “carnaio verminoso”, di riacciuffare  la speranza e di collocarla a capotavola , nella convinzione che è possibile sottrarsi allo sfascio delle idee e dei valori, nutrendo la mente, e quindi il cuore, con la forza rivoluzionaria della bellezza. E di balsamica bellezza sanno tutti i libri finora letti di Marcello Fois.

A lettura terminata, ogni volta, si ri-scopre piacevolmente d’essere capaci di … pensare meglio! Le parole paiono acquistare un’armonia e uno spessore diverso all’interno dello stesso pensiero. Pulsano, come diventassero carne viva.

Nel tempo di mezzo …

La faticosa camminata di Vincenzo verso Nuoro sa di gestazione e poi di travaglio.

Ad attenderlo sarà la vita.

Vita che prima, se c’era,  era nascosta o protetta o camuffata tra le grigie e anonime pareti di un orfanotrofio, a Trieste.

Vita che lo attende nella terra del padre morto, prima che lui nascesse, a causa delle brutture della guerra.

Terra del padre, terra sarda.

“Questa terra che ora calpesta promette di riconciliarlo con se stesso, di chiudere quel cerchio  rimasto drammaticamente aperto …”.

“Eppure sente l’angoscia sottile dell’alba che si guarda intorno prima di esporsi totalmente al giudizio degli umani”.

“Ora, in piedi, su una roccia, scrutando il punto esatto da cui nasce il giorno, si dice che quella è l’alba di tutto”.

E all’alba, seguirà il mattino per Vincenzo.Denso di attese e di calde promesse.

E poi il meriggio. Inzuppato d’amore.

Quindi la sera. Stordita dal tanfo dei zilleri, rifugio dei deboli.

E infine la notte. Più buia del buio.

La notte … Si. Certo, la notte. Ma oramai si sa che anche la notte più nera è capace, a ben guardare, di partorire almeno una stella.

Tempo addietro scrissi che la musica  in compagnia del cantautore Piero Marras è felice.

Sono altrettanto sicura che lo è anche la letteratura, accanto allo scrittore Marcello Fois.

(Rosalba Satta)