Lettera aperta ai sognatori di ieri e di oggi

 

Chiunque tu sia e ovunque tu sia, ciao sognatore.

Ho bisogno di condividere con te i pesanti pensieri di oggi, le riflessioni del momento.

Ho bisogno di immaginare qualcuno in ascolto .

E’ un modo come un altro per tentare di dare ali alle parole , nella speranza che volino per arrivare dove-non-so, per poi riprendere il volo e ancora arrivare…

Il monologo non mi interessa, lascia il tempo che trova e inorgoglisce solo chi lo fa.

E’ il dialogo che cerco.

Allora… Oggi, 30 luglio 2006, dopo aver letto e sentito parlare in tv – in riferimento alla guerra in corso tra Israele e Libano -, di un probabile “cessate il fuoco”, mi domando e vi domando : Occorreva la morte di tanti civili e di troppi bambini libanesi , per iniziare a pensarci?

E ancora: può bastare un attentato terroristico qualsiasi - e/o presentato come tale -, per far sì che ci si senta autorizzati a rispondere con una violenza ancora maggiore e ancora più colpevole perché fatta in nome della giustizia?

“Rappresaglia” è  forse  sinonimo della parola “giustizia” ?

E così, “vendetta”?

Come può essere , poi, definito l’uso di armi radioattive da parte di chi  reagisce ad un atto terroristico?

Un crimine contro l’umanità?

O cosa?!

Come si fa a intestardirsi a non comprendere che il cammino intrapreso – quello del peso delle ragioni e dei torti -  non potrà che contribuire a portar fuori , e rafforzare, la parte peggiore di ognuno di noi , imbrigliando ed imbavagliando, nel contempo, ciò che rende l’uomo una creatura straordinaria?

Cosa accadrà quando ci sveglieremo tutti assassini?

A che servono  gli occhi che non vedono i disastri continui delle nostre belle e sofisticate armi, le orecchie che non sentono il dolore del mondo, le mani che distruggono e seppelliscono gli orrori e gli errori?

A che servono…se non a cancellare il futuro?

Di quanti disastri avremo ancora necessità, prima di sentire il passo e il tocco della sapienza  che bussa alla  porta del mondo?

Come è possibile prender sonno quando altri , anche a nome nostro,   (continuando a consentire e/o tollerare l’utilizzo della guerra  per risolvere  le controversie internazionali ),  collaborano, direttamente o indirettamente, con chi  semina distruzione, miseria, malattie , morte?

Se per un attimo – solo per un attimo! - fossimo capaci di immaginare , col giusto coinvolgimento emotivo , che uno dei 23 bambini  libanesi  uccisi oggi  in nome di non-so-che-cosa  , sarebbe potuto essere un nostro figlio, un nostro fratellino, un nostro compagno di giochi…certamente  cadrebbe tutta l’impalcatura  sulla quale i potenti della terra e i loro fans collocano le loro mille certezze, le loro innumerevoli ragioni, le loro riflessioni  armate.  Se per un attimo soltanto sentissimo il pianto senza lacrime degli ultimi , delle vittime innocenti…

Ma, si sa,  davanti all’orrore, la voglia di girarsi dall’altra parte è grande . Allontanare il pensiero che disturba il proprio quotidiano è sempre possibile.

 Può essere, a volte, comprensibile, ma mai giustificabile : l’egoismo  è sempre miope e ci rende  inesorabilmente piccoli uomini ; l’egoismo è, poi, l’anticamera dell’indifferenza… che trasforma l’uomo in un contenitore vuoto , pieno di un nulla che pesa e che danneggia anche il suolo che calpesta.

Oggi, il Papa, rivolgendo il suo accorato appello di pace ai governanti e alla istituzioni internazionali, ha indicato , con forza , la via del dialogo.

E’ così difficile comprendere che le sue parole richiamano l’uomo alle proprie responsabilità e, insieme, sono un invito a ricercare , ritrovare e  dare un senso vero alla propria esistenza?

Soprattutto quando la situazione si fa drammatica , il silenzio rende corresponsabili, la tolleranza sull’uso delle armi, quando è in gioco la vita anche di un solo individuo, diventa complicità in un crimine.

O no?!

Prima di concludere  desidero chiarire il  perché della scelta dei sognatori quali destinatari di questa lettera aperta. ( I sognatori… razza dannata per i dittatori e i guerrafondai di ieri e di oggi.).

La risposta sta tutta  nel libro “ Il potere dei sogni” e, perciò, nelle parole di  Luis Sepulveda :

“Una volta  una giornalista argentina amica mia  intervistò un miserabile trafficante d’armi che ricopriva la carica di ministro nella nazione sorella, e a un certo punto gli chiese se credeva nei sogni. Il miserabile rispose di no e aggiunse che “quel problema”  si curava con l’aiuto della psicoanalisi. Sicuramente esistono individui che temono i sogni, i sognatori e la capacità di sognare, ma i sogni e i sognatori sono una presenza inestirpabile..” .

 “Mi considero un sognatore – continua Sepulveda - , ho pagato un prezzo abbastanza alto per i miei sogni, ma sono così belli e intensi, che ogni volta tornerei da capo a pagarlo.

Credo che non ci sia sogno più bello di un mondo dove il pilastro  fondamentale dell’esistenza è la fratellanza, dove i rapporti umani sono basati sulla solidarietà ; un mondo in cui siamo tutti d’accordo sulla necessità della giustizia sociale e ci comportiamo di conseguenza. I miei sogni sono irrinunciabili, testardi, resistenti, e si antepongono all’orrore dell’incubo dittatoriale.”.

E anch’io, da eterna sognatrice , concludo affermando che  i miei sogni  si antepongono all’errore ed all’orrore delle guerre e della miseria morale  dei non-sognatori che le fanno e che le giustificano.

Ho scritto, tempo addietro, dei versi pensando ai miei figli e al significato dello straccio della pace di Emergency.

 Oggi desidero dedicarli anche a quei bambini afgani, iracheni,

libanesi , sopravvissuti , per ora, all’ assurdità della guerra.

Bambini vivi per caso o per fortuna.

Bambini che, come noi, possono – nonostante tutto e a dispetto di tutto - imparare a sognare.  E continuare a farlo. Sempre che qualcuno non decida diversamente.

 

 

Uno straccio di pace.

 

Nel mio sogno non c’è

l’arsura di denaro

la voglia di apparire

il diamante nel dito

l’accumulo di tutto.

Nel sogno di mio padre,

nel mio sogno di madre ,

nel tuo sogno di figlio

c’è soltanto uno straccio.

Uno straccio di pace…

 

 

Ciao Rosalba, in punta di piedi sono entrata nel tuo sito... che meraviglia!!! Potrei parlare e ringraziarti per ore di tutto ciò che scrivi, di tutto ciò che sei..prendo però spunto da uno scritto in
particolare che istintivamente (attirata dal titolo) ho letto per primo: Lettera aperta ai sognatori di ieri e di oggi.. Grazie,
veramente grazie di cuore, perchè l'hai scritta anche a me, che mi considero una inguaribile, testarda, incallita sognatrice.Sognare è sperare, sperare è sorridere, sorridere è amare, amare è vivere..
Dobbiamo coltivare i sogni, coltivare la speranza, farla crescere in noi stessi e in chi ci sta vicino, non arrenderci a ciò che adesso la società ci impone, alla sua volgarità, alla sua violenza, ma vedere tra
queste cose dei segnali di cambiamento e custodirli e alimentarli...
Grazie Rosalba, credo che ti scriverò spesso. Un bacio, Loredana.


Ps: Ti mando una mia piccola poesia (la prima e per ora unica e forse ultima) che poco c'entra con le cose appena scritte.. o forse sì.. in fondo sempre di speranza si tratta... la speranza che alla fine di
questo nostro lungo viaggio ci sia un'accoglienza così. Perdona le imperfezioni, e dimmi sinceramente e senza nessun imbarazzo se è meglio che non mi diletti più in questo campo...
Ps2: se tu non l'avessi ancora capito, sono la Loredana del fans club di Andrea.

Baciiiiiiiiiiiiiiii




L'ULTIMO VIAGGIO

Nella quiete
di un timido mattino
appena nato
cammino sulla sabbia
a piedi nudi.
Sento il tepore, solo quello,
del sole
sulla pelle, la mia.
Ed i pensieri si addolciscono,
la mente offre spazio
a nuove sensazioni.
Sto arrivando.
Le mie mani protese in avanti,
i palmi in su,
ad offrirti il mio tutto, il mio niente,
Un sussurro,
è la mia voce,
ecco la sento, dice:
-Signore, ho fatto del mio meglio.-
E la luce mi avvolge,
mi accarezza.
E mi comprende.
Sa tutto di me.
Tutto.
E mi ama lo stesso.
Appoggio la testa
sulle Tue spalle, Signore.
Per riposare.
E dalle palpebre
semichiuse
intravedo volti amici.
Sorridenti,
gioiscono
per me.
Non ho più paura.
Sono a casa finalmente