Lettera aperta ai compagni di viaggio di Tiziano Terzani

 

 

Ciao a tutti.

Il mio computer , da alcuni mesi, si disconnette in continuazione. Probabilmente, un problema di linea. Il fatto non mi permetteva di navigare come e quanto avrei voluto. 

Oggi, 22 agosto, ho avuto fortuna. Ciò  mi ha consentito -dopo oltre un mese di assenza -, di entrare  nel bel sito realizzato da Alen e Max e poi nel forum.

E così, poiché stampo e raccolgo i vari articoli che riguardano Terzani, ho avuto occasione di leggere anche quello scritto dal giornalista Antonio Socci.

Anche se in ritardo, sento il bisogno di dire la mia, perché tra quelli che Socci definisce ironicamente “fans”, ci sono anch’io . ( Scusami Massimo De Martino, ma non riesco a cogliere l’invito a far cadere la cosa . ).

Allora… Nonostante le varie primavere trascorse , sono ancora “vittima” – per fortuna!-  di quelli che , con lo sguardo terso, mi piace definire “innamoramenti culturali”. Mi affascinano , insomma, le persone speciali ( non a caso, ne ho sposata una, quando l’innamoramento culturale è diventato anche altro) : quelle capaci, all’occorrenza, di risvegliare le coscienze, quelle  che sanno volare alto e che, perciò, hanno imparato a vedere oltre l’orizzonte per poi raccontarlo. Solo qualche nome, per evitare un noiosissimo elenco : Mario Lodi, Lucia Tumiati, padre Ernesto Balducci, don Milani, Vittorino Andreoli, Raniero La Valle, Enzo Biagi, Giulietto Chiesa, Federica Morrone… E Tiziano Terzani, ovviamente.

 

I loro libri e i loro articoli sono qui, accanto a me, in quello che amo definire “l’angolo delle cose che respirano”.

Qui, accanto a me, a portata di mano. E di cuore.

Non ci sono libri o articoli di Antonio Socci , semplicemente perché la zavorra  della sua intransigenza  ( come dimenticare fra l’altro, il suo inspiegabile e ingiustificabile comportamento durante  tutta quella che fu la sua ultima trasmissione televisiva da presentatore?) gli ha sempre impedito di volare alto, di vedere, appunto, oltre l’orizzonte e di raccontarlo.

Non è una colpa e nemmeno un limite. Ognuno di noi è il prodotto delle relazioni avute , delle letture fatte.

Le ali, poi, sono un privilegio e spuntano soltanto quando si impara a porre il centro di sé fuori di sé, nel mondo, tra le creature… per dare, comprendere, fare.

Sta qui, a mio parere,  la non preparazione di Socci al volo : non si è mai sforzato di cercare nell’altro  ciò che unisce  ma , molto più semplicemente, ciò che divide . Classico atteggiamento di coloro che hanno un’ alta considerazione di sé e un pessimo concetto ( o pregiudizio?)  degli altri, anche e soprattutto quando esprimono un parere diverso. In certi atteggiamenti e in alcune sue riflessioni mi ricorda la signora Fallacci, che non amo e non ho mai amato. Ma tant’è! Il mondo è bello (?) perché vario.

Detto questo, se il signor Socci avesse parlato bene di Terzani, mi sarei preoccupata. Avrei pensato a seri problemi di vista…perché nel sentiero che io percorro da tempo non l’ho mai visto – e non lo vedo -  tra i miei compagni di viaggio di ieri e di oggi. C’era Balducci , c’era Pierangelo Bertoli, c’era Terzani . Scorgo Giulietto Chiesa, Teresa Sarti, Ettore Masina , Alex Zanotelli, Furio Colombo, Gino Strada…e mille e mille volti di persone più o meno conosciute, ma tutte con un sogno nel cuore e un “ponte” tra le mani.

Lui non c’è. Non potrebbe.

E non potrà, fino a quando  non sarà capace di trasformare il suo astio in sana indignazione. Che è altro e conduce oltre…anche in clausura, signor Socci ,  dove è una regola porre il centro di sé, fuori di sé. Dove è normale volare oltre l’orizzonte. Solo che – ahinoi!- non possono raccontarlo. E una gioia non condivisa è una gioia a metà.

Vi abbraccio tutti.

 

rosalbasatta@tiscali.it

 

P.S. Ancora una riflessione rivolta direttamente al giornalista Socci..

Signor Socci, provi a domandarsi - non è , poi, così difficile! - non tanto e non solo ciò che siamo stati, ma ciò che siamo diventati.

Se c’è stata crescita, insomma. O se siamo rimasti a livello di bozzolo o crisalide. Questo sì che sarebbe imperdonabile.

San Paolo insegna…

Cordialmente.