UNA SCUOLA SENZA PORTE

di

ROSALBA SATTA CERIALE

 

Puntualmente, all’approssimarsi della fine dell’anno scolastico invece di proiettare il pensiero alle attese, vicine e sospirate vacanze - che, fra l’altro, consentiranno a tante mogli-insegnanti il recupero dell’ "arretrato" per quanto riguarda la casa, i rapporti con i figli, con il marito e con se stesse - cado in crisi.

Ed è una crisi che annualmente si ripete e mi fa star male anche fisicamente. Mi spiego. All’approssimarsi della fine dell’anno scolastico penso ai vari alunni che, per un motivo o per l’altro, verranno fermati, costretti a un riposo forzato, marchiati ,insomma , fisicamente e spiritualmente.

Non voglio sollevare, né indirizzare l’ indice accusatore verso nessuno in particolare, e so che la scuola non è, né può essere confusa, con un istituto di beneficenza, anche e soprattutto perché si può umiliare maggiormente un bambino nel promuoverlo senza avergli dato niente . Comunque è chiaro che i casi di ripetenza , nella scuola dell’ obbligo, dovrebbero verificarsi ed entrare eccezionalmente nella logica scolastica perché, a parte l’ esperienza, il buon senso insegna che generalmente anche il bambino più svantaggiato non può non compiere determinati passi in avanti , compiuti i quali non può –se non in casi rarissimi – essere fermato.

Da tempo si parla di insegnamento etero-individuale, di classi aperte, dell’utilità dell’errore a livello di apprendimento , perché indica all’alunno uno scoglio da evitare e una nuova via da seguire; da tempo si ricorda che la scuola , ambiente che odora – o dovrebbe odorare - di vita e di tensioni positive, DEVE "aiutare diverse personalità in formazione ad espandersi senza timori, e in modo dignitoso, nel pieno rispetto delle diversità e con l’ impegno di eliminare, qualora ci fossero o casualmente si verificassero, le disuguaglianze".

Il "materiale" umano che , ogni anno, ci viene affidato, e che si affida alla nostra esperienza e sensibilità, non ci permette - proprio perché materiale umano – di avere a portata di mano ricette già pronte o interventi educativi confezionati. Ogni alunno è una realtà con le sue caratteristiche psico-somatiche particolari, personali e irripetibili, così come è personale, unico ed irripetibile il bagaglio cromosomico di ciascuno.

Preso atto del fatto che ogni bambino non può non compiere determinati passi se seriamente si è programmato e altrettanto seriamente si è operato , io chiedo … una scuola senza porte affinché nessuno sia costretto a "saltarle" - , una scuola dove i chiodi servano per appendere i disegni degli alunni , e non verità e certezze.

Chiedo , o meglio , sogno… la scuola del sorriso, della cooperazione, della collaborazione.

Penso a una classe insegnante che veda nel Capo di Istituto una persona con la quale collaborare per la felice riuscita di un progetto educativo , e non un "bau-bau" dal quale mandare il bambino "ribelle".

Insomma, sogno una scuola matura, democratica.

(da "L’Ortobene giugno 1996)