A cinque anni dal suo volo.
L’eredità di Pierangelo Bertoli
Parlare di Pierangelo Bertoli significa parlare della musica.
Quella che avvolge , coinvolge, riempie di bello il pensiero.
Ricordare oggi Pierangelo Bertoli - a distanza di cinque anni dal suo volo terreno -, significa parlare di un uomo con dei valori, forti come le nostre belle montagne sarde.
Valori che traevano linfa da sentimenti veri , riassunti , spesso, nelle sue canzoni.
Incontrarlo, parlare con lui significava andar via sapendo di portarsi appresso…una nota in più.
E la voglia di incontrarlo ancora.
Da tempo immemorabile si usa dire che lo sguardo è lo specchio dell’anima. Per averne una conferma in più, bastava guardare il suo sguardo . Terso. E non perché avesse l’azzurro nei suoi occhi .
Accade, per fortuna, di incontrare - in mezzo a una marea di gente che rincorre il nulla e che di nulla nutre il proprio pensiero - persone speciali, quelle che, come Pierangelo, hanno la capacità di riossigenare il cuore.
Quelle che, nonostante il mondo paia andare di traverso – e forse è così -, invitano chi sa sognare , a salire, secondo la logica de “L’attimo fuggente” , sul banco…. per poter spaziare, per osservare la vita da varie angolazioni. Per riacciuffare la speranza che, troppo spesso , pare morire sotto i colpi dell’indifferenza, della violenza e dell’individualismo esasperato.
Quando l’incontro avviene, ci si riconosce subito. A pelle. Quasi che qualcosa di chimico si metta in moto per formare un composto. Si chiama “comunione di anime”. E’ lì che il passo riacquista significato ed il respiro si distende.
Bertoli ha attraversato la vita di tanti di noi , colorandola. Ha voluto e saputo stupirci.
E come tutti i veri artisti è andato via lasciandoci in eredità la cosa che, più di altre, ha caratterizzato, ha dato le ali alla sua vita : la sua dolcissima, unica, straordinaria voce.
Niente e nessuno potrà – mai – privarcene.
Rosalba Satta