Ha respirato poesia fin da bambina, Rosalba
Satta, e non poteva essere altrimenti con un padre come Franceschino Satta,
grande poeta in limba*, e una vita piena di incontri importanti, di
sguardi limpidi e decisi e anime belle in cui specchiarsi.
Ogni incontro ci regala qualcosa, da ognuno
possiamo trarre insegnamento e migliorarci. Rosalba Satta questo lo sa da sempre
e ha coltivato quegli amori che il padre le ha insegnato: l’amore per l’arte, la
poesia, per le persone. Con questo amore ha scritto belle pagine d’umanità.
Pagine di vera poesia, quella che è sempre
viva nell’anima di chi sa leggerla e negli occhi di chi sa vederla
perché, come dice Rosalba, la poesia "non può , né deve
essere sezionata , anatomizzata col bisturi del chirurgo. L’autopsia si fa ai
cadaveri, alle cose morte".
Lei ha amato moltissimo suo padre, il grande poeta
Franceschino Satta, che le ha fatto conoscere e amare la poesia fino
dall’infanzia. Quanto ha influito tutto questo sul suo percorso poetico e di
vita?
Ho sempre pensato che ognuno di noi sia il
risultato delle relazioni che ha vissuto o che non ha avuto. E che siano
fondamentali – nella formazione del carattere – quelle che si verificano nei
primi anni di vita, è ormai assodato. Credo d’ essere stata una privilegiata.
Sono vissuta in un ambiente impregnato di poesia. E non solo perché mio padre
era capace di scrivere versi straordinariamente toccanti , ma perché era piena
di poesia la nostra relazione affettiva. Ogni gesto, ogni sguardo, ogni parola
erano un abbraccio in più , un mattone collocato nel punto giusto, un colore
nuovo. Con lui accanto ho imparato a scorgere le sfumature. A godere delle albe
e dei tramonti. A sorprendermi… Sono quasi certa d’essere diventata – mi piace
pensarlo - la persona che lui sperava che io fossi. Attenta, come lui, agli
ultimi. Convinta che la purezza d’animo e l’onestà vincano sempre, anche quando
pare che pesino poco.
Non ho mai pensato d’aver ereditato da lui il
mio bisogno di scrivere in poesia .
Poeti non si nasce. Poeti si diventa quando si
ha la fortuna di vivere accanto a persone capaci, come lui, di scorgere l’
"oltre" e, contemporaneamente, vedere "dentro" . E di condividerlo con gli
altri. Insomma, la sua presenza è stata determinante nel mio percorso poetico e
di vita.
Ho letto un "Ricordo di Franceschino Satta", scritto
da Antonio Strinna, e mi ha colpito la figura che esce dalle sue parole. Si
sente molto evidente l’ammirazione che Strinna ha per Franceschino uomo
oltre che Poeta, a dimostrazione di come l’anima sia fondamentale nella
scrittura. Cos’è per lei l’anima?
La risposta non è facile. Non sempre si trovano, nel
vocabolario, le parole adatte, capaci di comunicare un determinato pensiero.
Forse perché non ci sono…L’anima è un mistero. Un regalo di Dio, per chi crede.
O, più semplicemente, la coscienza. Immagino l’anima-coscienza fatta di sangue.
Di muscoli. Di sapori e colori. L’anima-coscienza è… la tavolozza nella quale
intingere il pennello quando si ha voglia di dire, di dare e di fare. Quando si
ha voglia di "uscire" per immergerci negli altri. Maggiori saranno le occasioni
di incontro e condivisione e più numerosi saranno i colori a nostra
disposizione. Per poi "fare" anche poesia, pittura , musica…o quel che si vuole.
Per sentirsi ,così , parte integrante del mondo.
Quando suo fratello Paolo è morto, al dolore terribile si è
aggiunto anche un sentimento di rabbia verso chi non ha fatto il proprio dovere
e una grande delusione nei confronti della giustizia. Se è vero che noi siamo
ciò che viviamo, come ha influito tutto questo sulla sua persona e sulla sua
arte?
Ancora oggi, quando il pensiero torna al
calvario vissuto da Paolo, e ai successivi fatti che videro noi familiari
coinvolti in un processo tanto lungo da finire in prescrizione, provo un
sentimento di grande dolore e rabbia. E di sconforto. Ho preso consapevolezza
del fatto che esistono, purtroppo, tre "verità" : quella dei fatti, quella dei
tribunali e quella mediatica.
Da quel 17 marzo del 1999, sono cambiata.
Dentro. Ho provato sulla mia pelle i graffi dell’ingiustizia e il peso dell’
angoscia . Ma mi sono posta seriamente il problema della morte. E sono
cresciuta. Qualcuno ha scritto che è necessario dare parola al dolore per
poterlo vincere . Io ci ho provato. Ho scritto per Paolo varie poesie , cercando
di raccontare, in versi, l’orrore dell’indifferenza e la storia di un inganno. E
poi la sua, la nostra storia d’affetto e di grande amicizia.
La poesia mi ha salvato. Certo, arranco ancora
e , a volte , anche il respiro mi disturba . Ma , poi, penso che l’ aver
percorso con lui un tratto di strada è stato un regalo straordinario. "Di un
libro e di un film- ho letto da qualche parte – non ci chiediamo mai se è lungo,
ma se è bello. Così dovremmo pensare della vita…". La sua vita, la mia vita con
lui è stata un susseguirsi di incanti.
La pace nel mondo è un problema che sembra diventare sempre
più grave. Lei ha molto a cuore questo enorme problema sociale. So che ha
attuato tante iniziative in passato. Ha altri progetti ancora da attuare?
Il 29 novembre dell’anno appena trascorso,
quasi casualmente, ho seguito la trasmissione di Benigni. Al termine, mi sono
alzata ed ho applaudito. Non mi era mai accaduto e non mi sono sentita una
sciocca. Sono andata a letto carica di energia. E con la stessa energia ho
iniziato il nuovo giorno. Benigni - nel commentare il V canto dell’Inferno - ha
parlato dell’importanza , nella vita di tutti noi, delle emozioni…che sono la
scintilla divina che dà un senso al tutto. Ha parlato della vergogna della pena
di morte e della necessità di lottare per contribuire a rendere migliore questo
mondo. Ha parlato del rispetto, del valore dell’amicizia, del fatto che non
esiste amore sprecato perché l’Amore ci rende creature straordinare. Ha parlato
della tenerezza…
Perché dico questo? Perché non è necessario
avere grossi progetti da portare avanti per contribuire a rendere migliore il
nostro presente e il nostro futuro. E’, invece, importante condividere con gli
altri la nostra parte migliore. Sfruttare ogni momento, come se fosse l’ultimo.
Porsi in relazione, sempre. E la poesia può fare molto. Per questo continuerò a
scrivere e a dire in versi finché avrò vita perché, come Benigni, sono convinta
che "la poesia è l’estensione della nostra bellezza".
Per vent’anni lei ha portato avanti un bel progetto di
sperimentazione poetica nelle scuole in cui insegnava: "A scuola con la poesia",
ed è stato un grande successo. Questo ha sicuramente insegnato molto ai bambini
che hanno partecipato. Ha insegnato qualcosa anche a lei?
Certo. Innanzi tutto ha reso più stimolante il
mio andare a scuola. In verità mi è sempre piaciuto moltissimo insegnare. Ma la
poesia era il sale necessario per rendere più appetitoso l’ avvicinarsi degli
alunni al tavolo del sapere. Ciò ci ha consentito di "volare". Di andare oltre
le pareti dell’aula. Di mettere a nudo la creatività , la voglia di inventare.
Di assaporare una "musica" nuova: i versi di Montale, di Ungaretti, di Garcia
Lorca, di Neruda erano "di casa" nella nostra aula!
Non a caso, poi, ho scritto , pensando a loro
– ai loro desideri, ai loro sogni, alle loro paure infantili, ai loro perché –
le poesie per bambini che , prima o poi, raccoglierò in un libro. Sono stati
loro a suggerirmi i versi.
In sintesi: credo d’aver dato molto ma , di
certo, ho ricevuto di più. Ed è stato bello andar via, dopo oltre 35 anni, con
l’entusiasmo del primo giorno.
In un suo articolo sul libro "Lettere contro la guerra" di
Tiziano Terzari leggo molta ammirazione per questo uomo che tramite la passione
per i viaggi ha raccontato molto di sé e della sua anima. Si può affermare che
dietro tanta passione per i viaggi vi sia una vera, grande passione per
conoscere e capire l’umanità?
L’andare incontro al mondo anche fisicamente con lo spirito
giusto – quello di Terzani , appunto – è un’occasione in più. E’ innegabile. Ma
mi piace pensare che si possa viaggiare anche stando fermi. In fondo lo diceva
anche Terzani : il vero viaggio è quello che facciamo all’interno di ognuno di
noi. Certo , ogni incontro nuovo è un passo in più verso la conoscenza, ma il
vero viaggio è quello che facciamo all’interno della nostra anima perché ci
costringe, inevitabilmente, a porci le domande giuste. Domande che, forse, non
avranno mai una risposta… ma che sono solo lì e non altrove.
Nel suo sito, e anche nel suo blog, lei scrive di tanti
incontri belli che ha avuto: cito tra i tanti Gino Strada e Pierangelo Bertoli,
uno impegnato socialmente nel modo che tutti sappiamo e l’altro, cantautore
dalle parole che fanno riflettere. Cosa rimane nell’anima dopo aver incontrato
persone così attente e sensibili ai grandi dolori della nostra epoca?
Cosa rimane nell’anima? Il profumo e la forza
degli ostinati. Dopo l’incontro si cresce. Ci si sente più forti, migliori.
All’occorrenza, ci si riconcilia con la vita. Mi vengono in mente le gemme che
padre Ernesto Balducci era capace di scorgere sotto un cumulo di foglie secche.
Gemme che gli consentivano di affermare, quando la realtà era davvero
sconfortante : "Non spaventiamoci. Tornerà la primavera!". Adoro le persone che
testardamente attendono la nuova primavera. Che aiutano l’aurora a nascere.
Adoro lo persone che credono nei sogni , nonostante tutto.
Il dire e il fare di Bertoli e di Strada sono
state – e continuano ad essere – belle pagine nella storia dell’Uomo.
"Sono, Bertoli e Strada, – come Lei ha saputo
scrivere in premessa – quelle anime belle in cui specchiarsi". A incontro
terminato si ha la sensazione di vedere e respirare meglio. E, forse, è proprio
così…
*