"Che un’astore chi bolat in artu" , inizia così l’avventura
musicale di Tonino Puddu negli anni Sessanta, in quel di Seuna, l’antico rione
del centro storico arroccato intorno al vecchio Santuario di Nostra Signora
delle Grazie, cuore pulsante di fede e tradizione della vecchia Nuoro.
Come per tanti "pizzinnos de bichinau" ( ragazzi del
vicinato), anche per il piccolo Tonino il punto di riferimentoè lì accanto, a
pochi passi dalla sua abitazione di Via del Pozzo : il "mitico" Oratorio delle
Grazie, scuola e palestra per tanti ragazzi nuoresi, creato dal nulla con
spirito pionieristico dagli intraprendenti Padri Giuseppini di Asti giunti a
Nuoro negli anni quaranta .
Quel vecchio pallone rattoppato alla meglio , qualche
sgangherato biliardino fatto con manici di scopa, un giornaletto stampato in
ciclostile ("Sa crialla") dal grande Padre Mario Andreazza ( grande in tutti i
sensi) e tanta, tanta musica nel teatrino parrocchiale e nel coretto della
chiesa, bastano ai buoni Padri Giuseppini per "catturare" e tenere buoni i
vivacissimi ragazzi di Seuna.
Il cortile del nuovo Oratorio, per il giovanissimo Tonino,
come per tanti dei suoi coetanei, è un grande "nido" ; un centro di aggregazione
che diventerà una fucina per formare i giovani, soprattutto nel campo dello
sport e della musica.
Tonino dimostra da subito predisposizione per il canto e per
la musica nel coro parrocchiale . Nel nido, le prime imbeccate musicali le
riceve da Padre Attilio, Padre Tebaldo , Padre Estienne e, in seguito , da Padre
Fiorenzo, un vero musicista, che insieme al suo successore , prof. Ugo Collu,
saranno fondamentali per la sua formazione musicale .
Arrivano presto gli anni Sessanta ; sono gli anni caldi delle
contestazioni giovanili, ma anche della grinta e dell’impegno . La Nuoro di
allora è tutta un fermento, attraversata dalla sferzata del rinnovamento che
ormai coinvolge tutta l’Italia.
E’ anche tempo di rinnovamento nel campo musicale .
In città , le piccole formazioni musicali, i cosiddetti
"complessini", spuntano un po’ dovunque come i funghi . Nascono così "I cuori
solitari", gli "Altofragile", "Franco e il suo gruppo", "I Cast 36", "I
Granchi", gli "Sherman", i "Formula uno", i "P 67" e gli "H 2SO4". E’ quest’ultimo
complessino, che vede all’opera il giovanissimo Tonino alla tastiera e come
cantante ( con i suoi compagni di avventura : Salvatore Chironi, voce solista ,
Gonario Nieddu, batteria , Virgilio Soddu, basso , Lorenzo Murgia, chitarra e
Ignazio Corrias, chitarra ) entrare a far parte della corrente musicale del
momento .
Il fragore della musica rock, che coinvolge anche il
microcosmo musicale dell’Oratorio, non trova comunque spiazzati i dinamici Padri
Giusepini che, fedeli agli insegnamenti del loro fondatore, mons. Giuseppe
Mrello circa l’educazione giovanile, sono tra i primi in Sardegna a introdurre
in chiesa le cosidette messe "beat". A quell’avventura dei complessini ( così
amava definirla Tonino) che vide il suo periodo d’oro soprattutto tra gli anni
1968 e 1969, Tonino resterà nostalgicamente legato . Era un legame affettivo
quello di Tonino, come quello di molti ragazzi di allora, uniti quasi come da un
unico cordone ombelicale con quelle comuni origini musicali . Un legame sempre
vivo , mai sopito che , in seguito , nel 1988, porterà quei ragazzi di allora (
qualcuno con qualche capello grigio e con qualche accenno di calvizie in quella
che un tempo era la folta chioma di un "capellone"; ma sempre inossidabili) a
ritrovarsi una sera per suonare tutti insieme, come ai vecchi tempi, in un
ravival in occasione di un concerto per beneficenza ; ospite gradito Piero Salis,
l’ex ragazzo che cantava all’Oratorio, e che ritornava dopo tanti anni con il
nome d’arte Piero Marras, oramai affermato cantautore.
Così Tonino ricordava quella indimenticabile serata :
"Per circa tre ore i nuoresi "d’epoca" e non , hanno
respirato l’atmosfera, le sensazioni e le emozioni di vent’anni prima. La
manifestazione, nata quasi in sordina a scopo di beneficenza - per andar
incontro alle crescenti esigenze dell’Oratorio "Le Grazie" di fornire ai suoi
ragazzi un nuovo spazio sportivo polifunzionale-, è andata via via assumendo
un’importanza eccezionale per la portata dell’avvenimento, che era quello di
riunire, in una sola volta , tutti i gruppi - i cosidetti complessini - , che
operavano a Nuoro appunto negli anni Sessanta e poco oltre".
Quel rivitalizzante nostalgico tuffo nel passato in quella
memorabile serata del 1988, così continuava nei ricordi di Tonino:
"…lunghi e scroscianti applausi per ringraziare tutti, e si
parte con la musica . Introducono gli Altofragile, di nuovissima formazione;
stesso discorso per "Franco e il suo guppo" che tornano un po’ indietro nella
scelta dei brani e arrivano a "Tutti i frutti" di Little Richard.
I due gruppi fungono davvero da degna introduzione ai
complessi "D.O.C." che cominciano con la prima formazione del Cast 36, ed ecco
che con le melodie e i ritmi dell’Equipe 84, come "Ho in mente te", tutti si
tuffano nei ricordi : capelli lunghi, hippies , localini adibiti a club per the
danzanti e veglioni, primi amorini, e tanta tanta voglia di divertirsi. A
seguire i Cast 36; non c’è tempo per i bis, e sul palco fanno immediatamente
ingresso i Granchi . Il pubblico è entusista e non c’è bisogno di ricordargli
che tanta acqua è passata sotto i ponti e gli artisti non hanno più lo smalto di
una volta. Stasera si perdona tutto, e tutti sono veramente molto bravi sia per
l’impegno, sia per le ottimi esibizioni musicali che, nonostante le poche e
difficoltose prove – concludeva Tonino – i gruppi regalano al pubblico fino
all’ultima canzone della serata ".
Passa il tempo . Intorno al 1970, i frenetici ritmi dei
complessini vanno, pian piano , smorzandosi. Dopo qualche anno di stasi, dovuto
all’introduzione della musica leggera nelle liturgia , il canto corale riprende
nuovamente impulso e slancio, soprattutto con la direzione del maestro Fiorenzo
Cavallotto alla guida , dal 1974 , della Schola Cantorum "Nicolao Praglia". Qui
Tonino ha modo di mettere particolarmente in evidenza le sue doti di tenore
solista .
Nel 1975, tra l’altro , avrà modo di esibirsi, sempre come
solista , nel corso della messa teletrasmessa in diretta televisiva dal
Santuario di Nostra Signora delle Grazie di Nuoro . In seguito, nonostante gli
impegni nel campo dei cori folkloristici, Tonino rimarrà sempre legato alla
Schola Cantorum "Nicolao Praglia", soprattutto quando la direzione passerà al
prof. Ugo Collu, di cui sarà fedele collaboratore con l’incarico di
vice-direttore, impegnandosi anche, fnché i mezzi vocali glielo consentiuranno ,
nel ruolo di tenore solista . Intanto gli anni passano e i tempi sono maturi per
raggiungere altre mete.
E così Tonino , come l’astore della sua più famosa canzone,
dal grande nido dell’Oratorio spicca il volo verso il mondo del folklore.
Dopo gli anni 1963 e 1966 - quando si costituiscono
rispettivamente il Coro di Nuoro e il Coro Barbagia -, inizia la grande
avventura dei cori folkloristici nuoresi .
Sarà un’avventura che coinvolgerà prima la città di Nuoro
(attualmente sono attivi otto cori) e in seguito tutta la Sardegna , grazie
appunto a quella che, unanimamente, viene definita "La Scuola di Nuoro".
Tonino inizia la sua avventura nei cori con il Coro Ortobene,
nato nel 1973 sotto la direzione di Salvatore Nuvoli, già precedentemente
componente del Coro Barbagia .
Nella nuova formazione canora, Tonino ha modo di far
conoscere le sue già note capacità canore e quelle di compositore, frutto anche
dei suoi studi in materia .
C’è un grande fermento , allora , nell’ambiente dei coro
folkloristici . Si vuole portare nuova linfa al tradizionale repertorio nuorese
composto, fino da allora , dai bellissimi, ma "datati", brani della tradizione
popolare, come "Zia Tatana", "Non potho reposare" , Bobore Ficumurisca", "Adios
Nugoro amada" ecc..
Uno dei primi brani che si impose allora con il Coro Ortobene
fu "Su balente" di Salvatore Nuvoli. Nel Coro Ortobene , Tonino ebbe modo di
farsi conoscere nel nuovo ruolo di compositore e direttore, oltre che in quello,
già conosciuto , di cantante .
Tra i suoi primi brani di successo va ricordato "Nanneddu meu"
.
Nel 1976, Tonino assume la direzione del Coro Ortobene,
subentrando a Salvatore Nuvoli che, nel frattempo, forma il Coro Sos Canarios
(anche gruppo di ballo).
La direzione del Coro Ortobene cessa nel 1990, quando passa
nelle mani di Alessandro Catte, mentre contemporaneamente Tonino da vita
all’Accademia di Tradizioni Popolari-gruppo Su Nugoresu, la sua "creatura", che
ha diretto ininterrottamente fino agli ultimi giorni di vita.
Tonino è morto sulla breccia.
Quell’astore che bolabat in artu ora non vola più in questi
cieli, ma in cieli più alti. "Tonino è andato in cielo per cantare in eterno le
lodi al Signore", ha detto , durante le esequie il suo amico vescovo, mons.
Pietro Meloni davanti ai suoi parenti, ai suoi coristi ( i miei ragazzi, come
lui amava chiamarli) e a una grande folla che lo ha applaudito per l’ultima
volta nella chiesa delle Grazie; quella stessa chiesa dove, da ragazzo , aveva
spiccato il volo per bolare in artu.
Nella sua intensa carriera artistica, Tonino Puddu ha
riscosso unanimi apprezzamenti in Italia e all’estero, soprattutto in Spagna,
dove contava numerosi amici che, il giorno del suo funerale , lo hanno ricordato
con una speciale messa nella loro terra . In Sardegna è stato particolarmente
ricordato a Tempio e a Desulo, dove ha lasciato la sua impronta nel Coro
Montanaru ( un’altra sua creatura). Con il coro Su Nugoresu ha pubblicato due
lavori discografici : "A ballare" nel 1991 e "Sas cosas bellas de su coro" del
1998, mentre attendeva di pubblicare a breve "Cantone de pache".
Tra i riconoscimenti avuti, il titolo di "Maestro del
folklore" del 1993, il "Premio Sardegna" del 1999, il titolo di "Padre del
folklore" del 2007 e di "Socio ad honorem del Coro di Nuoro" del 2007.
Il cordoglio unanime degli amici e dei suoi estimatori per la
sua imprevvista scomparsa è stato dimostrato ai suoi funerali . L’ampio
Santuario di Nostra Signora delle Grazie non è riuscito a contenere i fedeli
intervenuti alla cerimonia presieduta dal vescovo, monsignor Pietro Meloni.
Tonino ora riposa nel cimitero di Nuoro. La sua tomba è a pochi passi da quella
di un’altra grande voce di Nuoro : Antonietta Chironi, che fu anche la sua
maestra.
Una testimonianza di affetto (che simbolicamente vuole
rappresentare tutti i direttori dei cori nuoresi) nel ricordo del "Maestro del
Folklore" Tonino Puddu, è stata rilasciata da un suo collega ed amico, il
"Maestro del folklore" Gioacchino Scrugli, direttore dil Coro Barbagia:
"Parlare di Tonino Puddu in poche parole, considerata la sua
notorietà, non è facile, così come non lo è stato per Maria Carta, Andrea Parodi
ed altri personaggi del mondo dello spettacolo, che hanno divulgato le musiche e
i canti del ricco patrimonio popolare sardo . La prima volta che sentii cantare
Tonino era una sera d’estate del 1967 (Tonino aveva appena 17 anni); all’epoca
ero incaricato di reperire voci nuove da inserire nel Coro Barbagia . Tonino
venne nella nostra sede e cantò qualcosa; io rimasi subito colpito nell’udire
quella schietta voce tenorile a quell’età. Subito dopo cantò il Coro e lui ci
ascoltò con vivo interesse e meraviglia . Gli chiesi se voleva far parte del
Coro ma mi rispose di no perché aveva preso altri impegni . La cosa mi
dispiacque, ma lo giustificai. Quella sporadica circostanza , però , gli servì
per spiccare il volo in manuera diversa . Infatti, qualche anno dopo , iniziò a
cantare con altri gruppi. Le esperienze portate avanti come corista in alcuni
complessi sardi, aveva maturato il suo bagaglio di cognizioni etno-musicali e
l’apporto alla Direzione di Coro costituiva la logica conseguenza del cammino
intrapreso . Infatti quando Tonino cantava o dirigeva, si rivelava come moderno
romantico, dall’animo molto sensibile e dalla musicalità profondamente radicata
.
Oggi , anche se lui è scomparso , a testimoniare la sua
grandezza e il suo talento rimangono le sue musiche, i suoi scritti e gli amici
del suo amatissimo Coro Su Nugoresu . Come carattere, Tonino era il cosìdetto
pezzo de pane, per le sue doti di bontà d’animo, per il suo comportamento
sopraffino. Ricordo che una decina d’anni fa , quando mi assegnarono un premio
per la mia attività artistica, Tonino, che era fra il pubblico, venne da me e si
congratulò con grande e sincera ammirazione . Quel gesto mi emozionò tantissimo
. Nessun altro lo aveva fatto in modo così sincero e spontaneo".
(da "Sonos e contos" , dicembre 2008)
