NUORO 15 settembre 1996

LETTERA APERTA AL MINISTRO BERLINGUER

 

VIVA IL RISPETTO E LA TUTELA DEI SOGNI

di

ROSALBA SATTA CERIALE

 

Caro Ministro Berlinguer,

se dovessi rappresentare con l’uso dei colori la mia esperienza scolastica dominerebbe il nero o il grigio.Il giallo e il celeste- che pure userei e che ancor oggi rappresentano per me la fiducia e l’autostima- farebbero solo capolino, quasi a ricordare che "sotto le foglie secche, a volte, c’è la vita".

In complesso la mia esperienza scolastica è stata negativa.

E non parlo di rendimento e profitto, perché, nonostante il nozionismo dilagante, andavo ugualmente avanti, ma di rapporti.

Era una scuola triste . Eccessivamente severa non sorrideva mai, non invitava all’incontro, al dialogo, al confronto.

Non poneva interrogativi.Pretendeva risposte.Quelle e non altre.

L’ insegnante era là…e noi eravamo qua, troppo spesso a far finta di ascoltare ciò che avremo studiato a memoria a casa; ancor più spesso a studiare strategie - non per entrare da protagonisti nel mondo del sapere che ci pareva lontano anni luce - ma per trovare la via più semplice per arrivare a "lui", per giungere oltre la cattedra e poter meglio studiare quello sconosciuto dispensatore di chissà che cosa che,chissà perché!, non era capace di sorridere, di creare sinergia, coinvolgimento, innamoramento per il sapere.

Questa è stata la mia scuola, ieri.

Questa è , ancora oggi , la scuola di tanti , oggi.

Anche io, però , ho avuto , come Lei , la mia "signorina Mossa", che però era un maschietto, insegnava filosofia e porta il nome di Franco Favata (…ha presente la bella copia del tenente Colombo?).

Solo che di lui ricordo non la severità , ma la disponibilità all’ascolto.

E’ la prima cosa che mi viene in mente dopo il suo viso, che aveva sempre un’ espressione distesa, serena. E poi….ricordo ancora oggi Platone, Aristotele, "l’io voglio" di Kant…che ci invitava a gustare, scoprire e discutere.

Ricordo anche le sue simboliche pacche sulle spalle che avevano la carica frizzante del "dai che ce la fai!" nei momenti di maggiore difficoltà anche relazionale.

Ricordo - accadde solo allora! - la nascita dell’autostima, che provoca un senso di vertigine, perché dà la consapevolezza dell’esserci e del contare.

E poi…ricordo la mia corsa, lo spuntare delle ali, la mia arsura di sapere che ancora oggi mi porto dietro, e che dà un senso alla mia vita di donna, di madre, di insegnante, di cittadina che si sente protagonista.

Perché Le dico tutto questo?

Perché desidero capire il senso, il significato, l’urgenza del secondo comandamento del Suo decalogo (…ma, ha detto proprio cosi?!) : "Più severità nei confronti degli alunni" (da "Il Venerdì di Repubblica del 6 settembre).

A mio parere (posso?) la scuola italiana non ha necessità di maggiore severità ma di maggiore serenità.

Quando si è capaci di creare un clima di attesa, la partecipazione degli studenti è scontata, la voglia di imparare e crescere, ovvia.

Solo allora il "pretendere" diventa una questione di stima.

Lei sa bene che l’ obiettivo dell’ insegnante non deve essere quello di "dare" ma di "invitare a prendere"… perché solo allora nasce il desiderio di scoprire e di fare. Ma tutto ciò, ripeto , può accadere realmente solo quando si respira e si vive in un clima disteso, dove si compete solo con se stessi, dove ci si interroga per scoprirsi e porsi in relazione con l’altro.

Per crescere insieme più responsabili e forti.

Per imparare a vedere oltre.

Io, oggi , quarantasettenne , ho provato un adolescenziale senso di euforia quando ho saputo della Sua nomina a Ministro della P.I. perché, poiché la seguo da tempo , conosco il Suo spessore culturale e la Sua coerenza.

E La seguo con sempre maggiore interesse anche quando Lei afferma qualcosa che non condivido o non comprendo perché, quell’ indimenticabile professore di filosofia mi ha insegnato a rispettare il pensiero divergente e a motivare le scelte senza timore di essere "presa per le orecchie".

Quel professore di filosofia che aveva sempre un’ espressione serena, che era una persona autentica e sapeva portar fuori da me , da tutti i suoi

alunni , il meglio , perché , "accanto a una forte motivazione, umanità, autorevolezza" c’era il rispetto e la tutela dei sogni.

Cordialmente.

(da "L’Ortobene")