Un libro per amico.
“Il disco del mondo” di Walter Veltroni
di
Rosalba Satta Ceriale
Il libro di Walter Veltroni , edito dalla Rizzoli, “Il disco del mondo” è il libro che , sinceramente, non avrei mai acquistato. Non ho molta simpatia per i politici che si improvvisano scrittori e non ho mai sbavato per l’attuale sindaco di Roma anche se, nel sentiero della vita, non mi sarebbe dispiaciuto , e non mi dispiacerebbe, piantare la mia tenda accanto alla sua per avere l’occasione di parlare dei problemi del mondo e, perciò, anche dei miei e dei suoi, visto che, ormai, tutti facciamo parte dello stesso ingranaggio e nessuno può permettersi il lusso di guardare dall’altra parte e di far finta di non vedere. Ciò che accade nel mondo, infatti, oggi più di ieri, coinvolge tutti , e nessuno può tirarsene fuori perché tutti siamo chiamati a dare il proprio contributo.
Del libro di Veltroni mi parlò ,qualche mese addietro ,con entusiasmo, la mia amica più cara, e lo fece durante un tragitto Budoni-Nuoro. Settanta chilometri di pensieri, di considerazioni, di malcelata commozione.
Era evidente che il libro l’aveva coinvolta e che desiderava trasmettermi quel senso di benessere che si prova ogni qual volta accade di imbattersi nel libro che fa crescere. Sinceramente, non mi convinse più di tanto, o meglio, mi sforzai di mantenere un atteggiamento distaccato, nella convinzione che…non avrei dedicato parte del mio tempo a un Veltroni scrittore.
L’altro ieri andai a trovarla e , prima di andar via, mi mise tra le mani il libro. Lo presi per educazione, per non colpire la sua sensibilità. Per amicizia, insomma.
La sera stessa cominciai a leggere ed ebbi un sussulto già dalle prime righe. “La nostra vita – scrive Veltroni – è immersa in un oceano di segni e alcuni di loro arrivano, come conoscendo la via di casa, alla nostra memoria , alle nostre emozioni. al nostro cuore .”.
Non so come e non so perché, ma in quel preciso istante ebbi la netta sensazione che quelle pagine, quella storia, quel libro conoscessero davvero “la via di casa” e che, a tutti i costi, volessero arrivare al mio cuore.
E’ la storia di Luca Flores.
E’ la storia di un genio del piano.
E’ la storia di una tragedia ma anche “un viaggio nel dolore e nelle emozioni che nutrono la musica, quella grande, quella di cui non possiamo fare a meno .”.
“Un dolore che chiedeva aiuto, anche postumo. E oggi mi sembra
- scrive ancora Veltroni- che parlare di lui sia restituirgli un po’ di serenità, fargli sapere quanta gente gli volesse bene, quanto importante fosse per i suoi amici, per suo padre e i suoi fratelli. E quanto la sua musica, tanta parte della sua vita, fosse amata ed apprezzata. Anche da chi, sei anni dopo il suo suicidio, lo scopriva nella cuffia di un lettore cd, davanti alla finestra di una notte d’estate romana ”.
E ancora :
“Così Luca, senza saperlo, è diventato un compagno della mia vita. Succede così. Non uno sguardo, non un sorriso, non una parola, non un bacio. Una musica, un dolore, una malinconia, mi avevano fatto amico di un ragazzo che non ho mai conosciuto e che ora non c’è più.”.
“Eccolo Luca. Con la sua musica meravigliosa e la sua storia tenera e malinconica, dura e poetica. E’ stato sole e luna, giorno e notte. Come la vita. Come il mondo che sognava, sentendo Vivaldi, quel bambino geniale. Il mio amico Luca.”.
Che dire? La storia di Luca è struggente, raccontata con partecipazione, con affetto vero, con stima.
Con amore.
Scritta da chi è capace di usare la penna dopo averla intinta negli anfratti più luminosi dell’anima.
Perciò…acquisterò il libro di Veltroni e lo farò con convinzione.
Lo porrò, con cura, accanto a quelli che – e non son tanti - hanno contribuito ad ossigenare la mia mente e il mio cuore.
A farmi sentire - a lettura finita - migliore.
Luca Flores