Lettera aperta al Coro “Boghes d’Ennargentu”
Budoni 3 febbraio 2007
Carissime “Boghes d’Ennargentu”, carissime ragazze,
GRAZIE!
Questa mattina ho ricevuto il vostro CD “Battimos de coro” .
Considerato il fatto che ho visto la busta nella cassetta delle lettere mentre stavo uscendo di casa per fare la spesa , spinta dalla curiosità, ho immediatamente pensato di ascoltare il CD in macchina. Guidare ed ascoltare non è stato possibile. Sarebbe stato come rovinare un incanto. Perciò spegnere il motore e assaporare, innanzi tutto, la poesia-canzone di mio padre è stato oltre che naturale, doveroso.
Siete state BRAVISSIME!
Mi avete commosso.
Si sente che la voce proviene dal cuore.
E quando i cuori sono venti – considerato anche quello del vostro direttore Gianni Garau – è facile che il canto arrivi fino al cielo.
Mi piace pensare – ne sono quasi certa – che anche mio padre abbia ascoltato il vostro canto insieme a me. E che , come me, abbia sentito un’onda emozionale lunga, coinvolgente, teneramente avvolgente.
E’ veramente piccolo il mondo! Mio padre ha avuto occasione di insegnare in vari paesi della Sardegna. Ma di nessuno ha mai parlato tanto a lungo e con tanta partecipazione emotiva come di Desulo, dove insegnò dal 1944 al 1946.
L’amicizia con Montanaru era nota a tutti noi . Se mio padre ebbe l’opportunità di conoscere Wagner fu grazie ad Antioco Casula . Il linguista tedesco aveva necessità di informazioni. Montanaru gli parlò di mio padre e a lui lo indirizzò.
Quando Wagner giunse a Nuoro, incontrò mio padre in un bar.
(Poiché mio padre era seduto con alcuni amici, Wagner, dopo essersi presentato, chiese chi fosse , di loro, Franceschino Satta. Mio padre si alzò per salutarlo e fu naturale cedere la sua sedia al grande studioso di lingua sarda, ma Wagner rifiutò dicendo : “Sa cadìra a su mastru…”, in segno di rispetto.).
Montanaru, poi, era considerato da mio padre il poeta più illustre della Sardegna .
E , a mio parere, aveva visto giusto.
Noi figli conoscevamo la sua “Est una notte ’e luna” da bambini .
La ricordo ancora , a memoria…
E adesso da Desulo , da mio padre tanto amato e da voi magnificamente rappresentato, voi decidete di realizzare un CD che porta il titolo di una delle sue poesie più belle . “Battimos de coro” , appunto.
Grazie ancora ragazze! E grazie di cuore, Direttore.
Siete stati capaci di illuminare una giornata che altrimenti sarebbe stata simile a tante altre . Magari serena… ma non speciale.
Pensando di fare cosa gradita Vi invio una poesia di mio padre : immagina il suo “volo” ed il suo arrivo in cielo dove incontrerà Pipieddu, Paulicu, Montanaru…
Vi abbraccio forte.
Rosalba Satta
E cantamus…
So’ istraccu e maladiu.E so’ timende
non pro mene, bos juro,
ma pro cussos pizzinnos
chi juco galu a pala.
"Miseru a chie si ch’andat", nat su dizzu,
sos bibos ja si campan".Peri cussu
est beru, e non lu nego; ma si b’est,
naro, peri su babbu, no istonat.
Pro parte mea, dego, onestamente,
ch’hapo bell’e risortu sa faina.
Cando che so inibe,
-si Deus ,prepotente,
mi nche piccat d’irbottu, a tira tosta,
o mi muttit gai, a tradimentu,
chin carchi trassa mala-
m’assestat chi m’arranzo.
M’accasazo derettu a santu Predu
chi mi presentet tottu sos poetas
chi bi sun in su chelu, ca de zertu,
sos Sardos pilitostos sun inibe.
Presidente
sa bell’anima pura ’e Pipieddu,
e membros : Paulicu e Montanaru,
Merzioro Murenu e Predu Mura.
Ei sos atteros mannos ? Tottu cantos
han diruttu a su votu. Sos minores
cantamus e binchimus tottu a pore
…chin carchi azudicheddu, si cumprendet.
E cantamus, cantamus custu e cuddu :
sos benes de Fulanu,
sas labras de Diosa,
sa funtanedda bella ’e Milianu
e cussa ’e Galusè,
su sole cando naschit su manzanu,
s’armonica bellesa
de su pradu ’e su chelu,
ch’est inoche, in beranu, in custa terra,
cando sos puzoneddos,
tra mendulas in frore e nues de bambache
cantan s’amore limpidu ’e su coro.
Franzischinu Satta