Balducci, Terzani, Fallaci…

Riflessioni.

 

Non era mai accaduto prima.

O meglio: non ricordo che sia mai accaduto prima.

15 settembre 2006 : In tutte le reti televisive, quasi un intero telegiornale dedicato alla Fallaci in occasione della sua morte. E poi, in serata, "Primo piano", "Matrix" e altro ancora.

Non ricordo, per quanto mi sforzi, che un tempo così lungo sia stato dedicato al ricordo di altri intellettuali e/o giornalisti-scrittori altrettanto autorevoli e altrettanto famosi.

Ciò che rammento è che quando morì padre Ernesto Balducci – che non è un personaggio di poco conto e che, fra le altre cose ( prima perfino di don Milani), si impegnò in prima persona in favore dell’obiezione di coscienza e subì perfino il carcere - vennero spese poche parole .

Solo dopo un anno Rai3 trasmise, a notte fonda, un documentario sulla sua vita.

Ed anche in quell’occasione non ci fu nessun commento- ma forse fu un bene - , nessuna sviolinata da parte dei vari Mentana , dei vari Mieli, dei vari politici, ma una precedente, lunga intervista dove venivano affrontate varie tematiche, compresa la "salvezza dell’umanità" che in quel periodo – prima guerra del Golfo- iniziava ad essere messa seriamente a rischio.

Nell’ ascoltare le considerazioni- riflessioni di Balducci – nel ricordo provo ancora la stessa emozione – il pensiero si vestiva di nuovo… o forse si denudava con l’innocenza di un bambino… o forse moriva per poi rinascere – come il seme evangelico – più forte e più vitale perché rivestito d’umanità.

Un’umanità intensa, vera, profondamente sentita.

A trasmissione terminata , ciò che rimaneva , e lievitava, e costringeva ad una ulteriore e serena riflessione era – che sensazione gradevole!- la parte migliore di ognuno di noi .

Ci si sentiva migliori, più disposti a cercare, per sentirsi più forti, il compagno di viaggio con il quale andare e costruire e condividere un obiettivo .

Non il nemico, l’avversario, la persona da odiare.

Poche parole nei vari TG anche quando, due anni addietro, nel mese di luglio , morì il giornalista-scrittore Tiziano Terzani . Uno,due, forse tre minuti per ricordare un uomo straordinario, capace come pochi di bussare alla porta della mente per poi arrivare al cuore e penetrare nell’anima… per regalare a tutti quel battito in più capace di scombinare luoghi comuni , diffidenze, pregiudizi.

Pochi minuti per ricordare un uomo che era stato capace di raggiungere e trasmettere

- anche grazie alla sua esperienza di vita, riassunta spesso nei suoi articoli e nei suoi libri –un pressante bisogno di condivisione , di solidarietà e di speranza per la ri-costruzione di un mondo senza steccati e senza le barriere dei dogmi culturali e religiosi.

Pochi minuti per annunciare la scomparsa di padre Ernesto Balducci e , forse, qualche minuto in più per comunicare la morte di Tiziano Terzani, dunque.

Lo ricordo bene.

E ricordo bene che io – e altri come me – provarono, in entrambi i casi, un lancinante dolore al petto e, contemporaneamente, uno strano stupore che impediva l’immediata consapevolezza di quel volo terreno. Che è , poi, ciò che accade quando ci vengono a mancare le persone più care, più amate, più importanti …perché determinanti, spesso, nella crescita cognitivo-relazionale.

Quelle persone capaci di dare un senso profondo alla vita anche quando il cammino scivoloso fa inciampare il passo.

Quelle persone capaci di dare un senso perfino alla morte…che quando non è rinascita in un’altra dimensione, non è nemmeno l’ odiata signora vestita di nero che inforca una falce e tutto distrugge con l’indifferenza e la violenza di un criminale .

Pochi minuti dedicati a Balducci e Terzani …e fiumi di parole e di inchiostro per la signora Fallaci.

Perché?

Qual è il metro che si adopera ?

Chi decide , anche per noi, l’intensità, l’importanza di un distacco terreno?

Nel "Corriere della sera" del 17 settembre trova spazio – insieme a vari articoli e ad un inserto speciale che riprende le prime pagine dei libri della Fallacci - una riflessione di una certa Marina Parise.

Riflessione rispettabilissima che non condivido.

"Tutto il genere femminile – si legge – dovrebbe arrossire ed essere orgoglioso di aver avuto un personaggio così influente e così carismatico.".

Confesso – questo si - d’essere arrossita non poco dopo aver letto gli articoli e i libri pubblicati dalla signora Fallacci dopo l’11 settembre.

Ma per l’indignazione provata.

Per ciò che le sue parole – più pesanti di un macigno – potevano produrre e/o contribuire a rafforzare in un momento in cui il mondo di tutto aveva necessità tranne che di ulteriore violenza , di divisioni, di pregiudizi, di luoghi comuni, di terrorismo culturale.

Non potevo e non posso perciò – pur facendo parte del "genere femminile" al quale fa riferimento la signora Parise-, provare orgoglio "di aver avuto un personaggio così influente e carismatico.".

Il mio pensiero non è chiuso o rafforzato dall’appartenenza ad una categoria.

Il mio posto è altrove, con altre compagnie non divise in "generi", con altre persone più o meno conosciute e più o meno indignate ma mai "arrabbiate"; persone delle quali i vari TG pubblici e privati parleranno, all’occorrenza , quel tanto che basta per evitare l’imbarazzo del silenzio, ma che sono state, sono e saranno capaci di invitarci ad ascoltare il battito del cuore del mondo… che è uno solo ma è il risultato della somma dei battiti di miliardi di individui della cui tutela e del cui benessere tutti - e ripeto, tutti- dobbiamo o dovremmo sentirci responsabili.

Sono, in sintesi, in sintonia con Moni Ovadia e il suo recente "Il Papa e le parole : "Sarò che sarò" ( da "L’Unità del 16 settembre). Articolo che invita alla riflessione e stimola all’incontro.

Sono distante anni-luce da Ernesto Galli Della Loggia e dal suo "Mentre Ratzinger è sotto attacco. A proposito di Oriana" (dal "Corriere della sera" del 17 settembre). Articolo che trasuda razzismo nel tentativo, goffo, di voler difendere principi e valori.

Lontana anni-luce, certo. Ma mai avversaria. Mai nemica. Semplicemente con lo sguardo, il cuore e il passo diretti in una diversa direzione…che non esclude, mai, un costruttivo incontro futuro.

Non posso e non voglio concludere queste mie riflessioni senza aver detto che mi dispiace che il cuore di Oriana Fallaci si sia fermato.

Mi dispiace sinceramente.

E mi dispiace anche che sia andata via così … senza aver provato prima del suo congedo terreno quell’inebriante desiderio di riconciliazione con l’altro diverso da sé.

Mi piace comunque pensare che in quell’istante di abbandono che prelude al "volo"

- per una sorta di magia o per il fascino di quel mistero che tutti, prima o poi, saremo costretti ad abbracciare senza mille interrogativi - qualcosa di inspiegabilmente straordinario sia accaduta nella sua mente.

E poi anche nel suo cuore.

 

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