CD in vetrina.

L’ultimo lavoro degli Etnias : "Arcu ’e chelu"

 

 

Chi mi conosce sa che non amo spostarmi. Anche quando il pensiero accarezza le date di incontri e/o spettacoli molto importanti. E quest’anno ce ne sono stati parecchi, organizzati spesso dalla biblioteca Sebastiano Satta di Nuoro.

Se il "timore" di allontanarmi non fosse più forte della volontà, avrei potuto incontrare Michela Murgia, Marcello Fois,Giovanni Floris e tante altre belle persone. Sono certissima che avrei imparato molto e che mi sarei sentita meglio sia nel cuore che nella testa. Ma tant’è! Per dare il via al mio passo, non è sufficiente il grosso nome : è indispensabile una gran bella giornata, una distanza e un orario accettabili. Ovviamente tutto ciò non può che verificarsi raramente. Quando, però, accade … vado. Mai sola, ovviamente : in compagnia di mia figlia e/o con Graziella, un’amica speciale.

Sapevo , da tempo, che il gruppo musicale degli Etnias, il due giugno, in occasione della festa patronale, avrebbe tenuto un concerto nella vicina Torpè.

Ed ero a conoscenza del fatto che Alessandro Melis -, la voce maschile del gruppo-, avrebbe presentato l’ultimo lavoro musicale.

Potevo non esserci visto che ben quattro degli undici brani contenuti nel primo cd sono stati scritti da mio padre?

Potevo mancare considerato il fatto, per me non secondario, che nel cd trova spazio anche una mia poesia in lingua sarda dal titolo "Pregadoria"?

E’ una poesia alla quale sono particolarmente legata per due motivi precisi. Innanzi tutto perché l’ho scritta direttamente in lingua sarda – fatto per me non usuale fino a ieri- e poi perché scrivere quei versi non è stato un caso. Desideravo ringraziare Dio- e il bisogno era diventato impellente - non solo per ciò che è stato capace di donare a tutti noi ( da "su ruju frontudu de s’attanda" a "su nuscu durchicheddu de sos lizos de ribu"), ma soprattutto ricordare a me, e a chi avrà l’opportunità di ascoltare la canzone, l’importanza lubrificante dei ricordi, visto che nelle stanze dell’anima di ognuno di noi " b’est zente delissiosa/ chi non connoschet accabu/ c’hat semenau bertudes e maghias".

Mentre scrivevo quei versi accarezzavo il ricordo forte e sanguigno dei miei genitori, quello tenero di Paolo e Luciano -fratelli amatissimi-, e di altre persone belle che non sono più con me fisicamente ma con le quale ho avuto il privilegio di percorrere un tratto di strada. E se è vero che chi canta, prega due volte, fin dal primo verso immaginavo la poesia vestita di musica … in modo che il canto, arrivando più facilmente fino al cielo, potesse abbracciare tutte le persone che ho amato d’un amore vero, tenero e robusto. Quel giorno, insomma, rovistavo nelle stanze dell’anima tra i miei ricordi più belli … per sentirmi ancora più viva. E se è vero , come è vero, che tutto naturalmente ha un suo inizio e una fine … i ricordi, no. Loro sono capaci di andare oltre le nostre vite, attraverso il racconto, i versi, il canto, la memoria.

Quando Alessandro Melis mi ha comunicato che avrebbe armonizzato e cantato la poesia (adattandola alla musica e aggiungendo, all’occorrenza, alcuni versi) , non mi sono meravigliata più di tanto, perché consapevole del fatto che certe tematiche non possono lasciare indifferenti coloro che hanno orecchio, voce e cuore.

La scelta delle quattro poesie di mio padre, poi … una sorpresa graditissima.

Il canto che apre il cd, "Tue ses luche", è la poesia che mio padre mi dedicò oltre trent’anni addietro. Così come risale a oltre trentacinque anni fa la splendida "Ninna prenda galana", scritta in occasione della nascita di mia figlia Luciana.

"Toccheddos de coro", poi,sintetizza il rapporto d’amore vero che ha unito i miei genitori e che ha influenzato positivamente la vita di noi figli.

Il fatto che le poesie nascano dedicate a qualcuno, non toglie niente alla capacità dei versi di giungere ovunque e di scuotere chiunque … quando , ovviamente, sono parole dettate da un vissuto corposo e scritte da chi con la penna ha un rapporto perfetto, quasi simbiotico .

IL quarto brano scritto da mio padre,"Arcu ’e chelu"- che dà il titolo al doppio cd- è una preghiera, struggente, rivolta alla Madonna. Ricordo che la insegnai per anni ai miei alunni, fin dalla prima elementare. Il messaggio contenuto – così come un giorno mi disse, commosso, don Floris- sa di rivelazione.

Per tutti questi motivi, insomma, era , oltre che un piacere, un dovere partecipare al concerto. Ed a Torpè sono andata. Tutto si è svolto come avevo sperato. E’ proprio il caso di dire che "non è stato tempo perso, ma tempo in più". Splendido tutto, compresa la voce straordinaria di Elisabetta Bono.

Adesso che ho tra le mani il CD, e che posso ascoltare le varie canzoni secondo una mia scaletta e nei momenti "giusti", scopro – ed è una gran bella sorpresa!- che il secondo Cd contiene anche un bel brano scritto dall’amico Giovanni Pira dal titolo "Sona chiterra". E’ "unu ballittu" che racconta l’amore … così come solo il poeta di Orgosolo sa fare. La sua presenza non può che contribuire a impreziosire quest’ultimo lavoro musicale degli Etnias che contiene tanto altro : dall’appassionata "S’amore meu"di Alessandro Melis, alla significativa "Soldados", dedicata alla Brigata Sassari. Tutto da ascoltare e assaporare.

(Rosalba Satta Ceriale)